Work Dogs - Il Siberian Husky

di Manuela Rossetti - Maurizio Guiducci
Pubblicato su Work Dogs

Work Dogs, 1998, il nostro primo articolo "serio" su di una rivista a tiratura nazionale. Una monografia sul Siberian Husky, parlando anche un po' di noi...

Non è per presunzione, d'esperienza dobbiamo ancora farne tanta ed in ogni caso pensiamo che anche fra vent'anni avremo ancora molte cose da imparare, che dovendo parlare del Siberian Husky, parleremo spesso di noi. E' che, in questi pochi anni d'esperienza cinofila, la nostra vita si è snodata parallelamente a quella del Siberiano.



Sono ormai più di quindici i Siberian che ci corrono intorno e con i quali condividiamo pressoché tutto il nostro tempo. Dai primi ululati mattutini alla stanchezza della sera. Ma perché il nostro incontro con un cane è stato proprio con il Siberiano? Era un animale da compagnia quello che cercavamo; lontana ancora qualsiasi "velleità" d'allevatori per non dire dell'idea delle corse. E fu il Siberiano ad incontrarci, o meglio una femmina di Siberian Husky, neppure tanto bella vista con gli occhi d'oggi; anzi... Fu il suo movimento a scatti, lupino, l'andare avanti ed indietro di là dalla rete che ci separava a, letteralmente, stregarci. La ricerca frenetica della mano cui portare un suo dono; il contrasto stridente colla sua espressione selvatica che incuteva un "certo" rispetto. E pensare che il Siberian è il cane più dolce della terra! Erano i primi periodi del boom che ha investito questa razza e da quell'incontro sarebbe passato ancora un anno per il nostro primo cucciolo.

STORIA E CARATTERE: UN CONNUBIO INDISSOLUBILE

Il Siberian Husky è un cane di branco, la sua storia lo racconta, un branco misto d'uomini e cani; il suo lavoro lo dimostra. Cooperazione nel traino con precise gerarchie sociali, uomo e cane. Preferiamo tenere i nostri Siberiani imbrancati nell'ampio spazio a loro disposizione, per rispettare appieno questa loro natura; anche se con tutte le problematiche che ne conseguono. Spesso, e sempre alla vigilia di una mostra, una zuffa "prepara" per bene il predestinato all'esposizione. Ed è buona cosa che anche i cuccioli, finché restano in allevamento, crescano con la madre ed alcuni adulti ed ovviamente gli uomini. Solo così del Siberian Husky si possono apprezzare tutte le buone qualità, e sono molte; in definitiva le stesse qualità che ne hanno fatto un ottimo cane da slitta. Il movimento è l'essenza, il carattere, il suo supporto. Proprio questa peculiarità caratteriale del Siberiano lo ha fatto spesso fraintendere da parte del grosso pubblico che lo ha trasformato in un cane da compagnia; le leggende metropolitane sul Siberian Husky non si contano neanche più. Non che il Siberian non sia adatto alla semplice compagnia umana, anzi; è che il suo carattere va compreso ed oseremmo dire, amato. Se non si capisce questo è meglio non scegliere un Siberian Husky come compagno. La sua storia c'insegna la sua indole, il lavoro svolto accanto all'uomo le sue necessità. Per capire un Siberian Husky bisogna guardare alle radici del suo popolo che molto prima della moderna cinofilia l'ha selezionato per i suoi bisogni, partendo dai cani che condividevano con lui il territorio.

ORIGINI

Il popolo dei Ciukci si trova all'estremo orientale della Siberia, in prossimità dello stretto di Bering. Un popolo primitivo in condizioni estreme. Uomo e cane condividevano spesso la stessa sorte. Popolo seminomade, con villaggi che venivano di volta in volta abitati da cacciatori diversi; si affidarono alle slitte trainate dai cani per gli spostamenti nei territori di caccia; spostamenti lunghi effettuati a media velocità con carichi anch'essi spesso medi. Non avevano territorio ed i Siberian non a caso non sanno fare assolutamente la guardia. L'uomo viveva a stretto contatto, anche fisico, coi suoi cani (li usava anche per scaldarsi!) ed il Siberian non ama certo la solitudine. Le mute poi erano spesso lasciate ad un villaggio a riposarsi e cambiate con cani freschi, cosicché il cane che sarà il Siberian Husky era un animale di mille padroni. Il popolo solo apparentemente era duro con i propri cani; femmine uccise alla nascita tranne le più vitali lasciate per la riproduzione (che ovviamente avveniva senza diretto controllo umano), maschi castrati tranne quelli ritenuti adatti a riprodursi. Dobbiamo capire di trovarci davanti ad un popolo primitivo in condizioni primitive. Il Ciukcio ben sapeva che anche a quell'animale doveva la vita. Una leggenda di questo popolo narra che il Cane dopo la morte ed in virtù delle sofferenze terrene è messo a guardia del regno dei morti cui impedisce l'ingresso a chi in vita l'ha inutilmente maltrattato. I Siberiani quando il cibo scarseggiava erano poi costretti ad imbrancarsi ed a cacciare, come selvatici. E se l'uomo dipendeva molto dal suo cane, una muta in traino doveva avere la massima fiducia del suo leader umano; un piccolo errore poteva essere fatale. E quando furono portati nel Nuovo Mondo, intorno agli anni dieci, le cose non divennero certo più allegre; era la corsa all'oro e l'Alaska fu popolata di gente varia in cerca di fortuna. L'ambiente non era certo meno ostile e gli uomini meno "duri". Il Siberian Husky ha una storia cinofila ufficiale in fondo relativamente recente, il primo standard dell'AKC fu stilato nei primissimi anni trenta.

CONVINZIONI DA SFATARE

Il Siberiano non è un cane che scappa, ama solo coprire molto territorio ed i suoi non ritorni sono spesso brutte avventure. Perciò in città, in mezzo alle macchine, è d'obbligo il guinzaglio. Non fa la guardia ma non è un cane freddo, semmai è un cane espansivo con tutti, estranei compresi e questa, a nostro avviso dote, alle volte dai padroni è presa come un tradimento. E' si cacciatore e dovrà essere sempre sotto controllo con recinzioni o perché no, in appartamento dove può benissimo vivere a patto non sia lasciato troppo solo; è un cane di branco e senza quello, in questo caso umano, sfogherà la propria energia su tutto ciò gli capiti a tiro. Noi siamo ovviamente in campagna ed i nostri Siberian non hanno mai fatto nessun danno nelle vicinanze. Ma soprattutto il Siberian Husky è un cane che necessita di un padrone capobranco indiscusso e coerentissimo. Se c'è una razza che mette di più in discussione il proprio padrone-capobranco forse è proprio la sua. E' l'eredità del Nord che glielo impone: la sua fiducia nell'uomo che lo guida dev'essere assoluta. Se faremo questo e se avremo tempo ed energie da dedicare al nostro Siberiano non potremo che avere numerose soddisfazioni.

IL SIBERIANO: UN CANE SPORTIVO

Noi usciamo spesso per le stradine di campagna con la macchina trainata dai cani, o in una corsa a piedi, per verificare il desiderio dei nostri Siberiani di lavorare ed è un'esperienza bellissima. Non c'è solo lo sleddog, sport alla portata di pochi e per l'impegno economico, di tempo e per la dislocazione geografica delle gare (ahinoi quest'ultima considerazione vale anche per le esposizioni!) Con il proprio cane si può fare del semplice footing, legandolo in cinta o delle belle corse al traino in bicicletta. Ci sono anche gare organizzate di questo tipo. Poi per chi ama le lunghe (meglio se lunghissime) passeggiate, magari su sentieri di montagna le piacevoli sorprese non mancheranno mai. E' affascinante vedere come il Siberian Husky segua la pista, anche se solo vagamente tracciata. Davanti a noi, legato con la sua imbragatura alla nostra cintura e sempre in trazione; nelle salite così piacevole, con l'eterna voglia di andare avanti. Incredibile è il suo orientamento; spesso su di un sentiero mal segnato c'è capitato di far fare un errore di percorso ai nostri cani e questi, al ritorno, lo compivano esattamente uguale in senso inverso. Non è il ritornare al campo base in una tormenta di neve guidato solo dalla propria muta ma è pur sempre una bella soddisfazione. Se poi, invece di un cane ne riusciamo a far lavorare anche solo due (magari con la bicicletta), ci rendiamo immediatamente conto di quanto forte sia la cooperazione al lavoro nel Siberian Husky. Un lavoro che diventa apparentemente competizione tra i due animali; l'impegno al traino che ogni singolo cane mette è raddoppiato ma non per questo il Siberiano non sta attento a dosare sapientemente le sue forze. Ciò potrà destare forse polemica ma secondo noi è soprattutto questa dote di gestione delle proprie risorse, tra le altre cose, a far si che gli Alaskan Husky siano i cani da slitta più veloci. Il lavoro che in origine era richiesto al Siberian era un traino medio su lunghe distanze e quindi una grande capacità di risparmiare sapientemente le proprie forze. Ed è quando al Siberiano si chiede di fare qualcosa di molto simile al lavoro per cui è stato selezionato che ci si rende conto di come il cane sia attento e pronto. E' un retaggio atavico che lo guida e se ci si lascia un po' andare anche noi sentiremo questo legame che ci unisce, uomo e cane. Quella tra le due specie si può tranquillamente chiamare col termine biologico di simbiosi mutualistica (entrambe ricavano vantaggi dalla reciproca cooperazione). Nell'esperienza che abbiamo e stiamo facendo con questa razza, la voglia di un compito che sia simile al suo lavoro originario, nel Siberian Husky, non finirà mai di stupirci. Ogni volta che ce n'è l'occasione usciamo con alcuni dei nostri cani e speriamo presto d'intraprendere anche la strada dello sleddog.

LE INSIDIE DELL'INESPERIENZA

Nella scelta del nostro primo cucciolo tutta l'inesperienza e la disinformazione (e dire che avevamo chiesto notizie ad organi "ufficiali" senza ottenerne risposta) dovevano purtroppo pesare; furono solo due ululati da dentro un box, tanta tenerezza a farci scegliere la bestiola. Dubbio pedigree, si dimostrerà poi un cane notevolmente fuori tipo, e poche assicurazioni. La cagnolina, evidentemente mal vaccinata, contrasse quasi subito una grave forma di cimurro. Dopo un anno di costose cure (potremmo cinicamente dire che con le cifre spese avremmo potuto acquistare un buon cane adulto), la bravura del nostro veterinario e molta fortuna, la cagna ne venne fuori. Claudicante ora è in ogni modo con noi, capo indiscusso del suo branco. Ed anche la seconda cagna da noi presa fu frutto della nostra involontaria improvvisazione. Cercavamo una compagna per la convalescente e fummo attentissimi alle vaccinazioni che praticammo personalmente sul posto sotto l'indicazione del nostro medico veterinario; ci recammo a quello che sembrava un piccolo allevamento. Era l'onda lunga della moda del Siberiano. Non avemmo problemi con le malattie virali ma un cane al limite del tipo, un pedigree anonimo e ... qualche guaio genetico: una rarissima forma ,nel cane, di granuloma eosinofilo ed opacità della cornea. E qui amare sono le considerazioni; se, spesso, chi dovrebbe aiutare il neofita latita, preoccupandosi solo al mondo patinato delle esposizioni (importantissime anche loro per le indicazioni che danno, per carità), chi cerca un cane, peggio ancora se di moda, è lasciato spesso a se stesso. Proprio le esposizioni canine potrebbero invece, e dovrebbero essere un utile punto di contatto col neofita, ma non il solo. E gli allevatori seri che seguono un lavoro programmato e lungo, fatto di successi ma anche di tante sconfitte devono vedersi accomunati a chi vende cani con troppa disinvoltura. Spesso poi le brutte esperienze allontanano irrimediabilmente chi a questi animali si era avvicinato con tanto entusiasmo; la paura di un nuovo dolore fa fuggire dalla passione cinofila.

L'INIZIO DI UN LAVORO

Gli errori da noi compiuti, in questo caso, sono per fortuna serviti ad arricchire la nostra esperienza; la delusione ed il dispiacere, ci hanno fatto solo intestardire. Siamo ora qui, tra le colline a sud di Roma, sotto le prime montagne appenniniche circondati da ululati. Trasferitici in campagna, isolatissimi perché quando si programma di vivere in un branco di 10-20 cani, cuccioli compresi, la "buona pace " col vicinato potrebbe risultare alquanto difficile; abbiamo preparato recinti e box. I nostri primi cani DOC provengono da un allevamento d'indubbia serietà (e professionalità) ed hanno tutti mantenuto ciò che promettevano; sono cani sostanzialmente in tipo, con innegabile voglia di lavorare ed è ciò cui un bravo allevatore deve mirare. Il soggetto da exploit verrà ma la costanza nei risultati è il primo vero obiettivo. Costanza e variabilità genetica più alta possibile (quindi non utilizzare sempre gli stessi soggetti, soprattutto stalloni, magari perché campioni, in riproduzione; e ricorrere spesso a monte esterne). D'altro canto l'accoppiare due campioni non è assolutamente garanzia di successo, altre sono le valutazioni da fare. L'analisi dei due cani prescelti, la loro complementarità od una caratteristica saliente, comune ad entrambi, che si vuol fissare; errori che si vogliono correggere ed, assolutamente non ultimo, il carattere e la predisposizione al traino. Ne abbiamo fatto il nostro manifesto. La sanità di una razza canina passa inevitabilmente per queste scelte e per una visione che sia al di sopra di tutte le mode; lo standard ed il lavoro che la razza svolge sono l'unico punto di riferimento.

L'ESPLOSIONE DI UNA MODA

Erano i tempi del boom e tanti furono i Siberian Husky "importati" dall'Est Europa a riempire i negozi e gli annunci sui giornalini locali; cani che per la maggior parte fecero una brutta fine. Altri improvvisando misero "in batteria" le proprie fattrici. Se conseguenza dell'exploit di una razza, per chi alleva correttamente, è il poter accelerare sui propri programmi, vista l'enorme richiesta e fornire degli ottimi cani, dall'altra la percentuale d'animali che solo lontanamente si avvicinano a quello che dovrebbe essere il tipo, per quanto detto prima, è altissima. Cani spesso senza pedigree ma non per questo meno "pericolosi" per la razza. Sul certificato genealogico, tra i non addetti ai lavori, c'è molta confusione e gli accoppiamenti "a cuor leggero" sono all'ordine del giorno. Questa massa di cani prodotta casualmente, certificata e non (alle volte anche solo per disinformazione) non può non incidere su tutto il resto della razza. Spesso cani anche con buone genealogie e buon tipo generale sono accoppiati con altri senza certificato o decisamente fuori tipo; ciò non è altro che una dispersione, una "diluizione" delle qualità della razza. In zootecnia è il compromesso quello che vale; fissare e mantenere i caratteri salienti del tipo, anche con incroci in consanguineità; cercar di tenere più alta possibile la variabilità genetica con immissione di "sangue" nuovo attraverso outcross (incroci con linee diverse). L'equilibrio come spesso è nel mezzo.

EXPO E LAVORO

Anche ad alto livello ci sono rischi in agguato. Tanti buoni cani in mostra , e l'allevamento italiano produce anche ottimi cani. Tanti cani e l'inevitabile tendenza alla separazione delle linee da show e da lavoro. Ben venga la grande affluenza di Siberian Husky alle manifestazioni cinofile ma la tendenza ad una sempre più esasperata "presenza di ring" ed una sorta di rivalsa nei confronti delle mode popolari hanno fatto si che si creassero mode da esposizione e quindi "tipi" da expo. E dire che se c'è una caratteristica nel Siberiano, questa è la varietà di tutti quei caratteri come il colore del pelo o degli occhi, pur nel rispetto del tipo. Dall'altra troviamo il mondo delle corse con cani sempre più sprinter, galoppatori ed alle volte completamente fuori tipo. Un dato è reale, molti dei cani che escono in mostra non saprebbero tirare efficacemente. E' difficile certamente valutare un Siberian Husky su dei ring così striminziti da non consentire di lanciare il cane al trotto veloce e su fondi alle volte addirittura scivolosi! Ma questa tendenza esiste. Il cane da expo piace sempre più grasso (e grosso) mentre un cane nato per il lavoro del traino tipico del Siberian Husky non dovrebbe avere "peso superfluo" come recita lo standard. Poi la caratteristica saliente di un Siberiano se lo leggiamo attentamente è la mancanza d'eccesso, in qualsiasi senso. La dicotomia tra le linee da show e work è da sempre tema fisso nelle razze da lavoro. La possibilità di unificare le due linee? Forse un'utopia. Sia da una parte sia dall'altra esistono certamente cani in tipo che sanno "tirare". Solo un sano confronto senza liti e posizioni preconcette tra le due parti, potrebbe aiutare. Lo standard è lì, e nello standard è riportato l'aspetto morfologico, l'utilizzo ed il carattere che il cane dovrebbe avere (il che forma un'unità). Il grande numero di Siberian Husky presente nelle esposizioni canine ha portato anche ad un'altra conseguenza; arrivare al titolo di campione pur per cani di grosso valore cinotecnico è veramente arduo. I soggetti presentati sono in gran numero ed in ogni mostra si possono vedere almeno tre o quattro esemplari che non hanno niente da invidiarsi. Purtroppo l'esser campione è viatico per numerosi accoppiamenti, questo è il credo comune, e parecchi cani validi sono poco usati, col rischio tra l'altro d'impoverimento genetico per la razza. I figli di un campione si vendono meglio, ed anche questa è scarsa cultura cinofila. In realtà crediamo che l'importanza riproduttiva di un cane sia dovuta alla sua capacità di trasmettere buoni caratteri e non è necessariamente detto che un animale fenotipicamente anche al limite della perfezione lo faccia. E' più probabile ma non è detto. In allevamento sarebbe bene usare quanti più soggetti (ovviamente buoni) possibile e conoscere tanti più collaterali e discendenti con tutti i loro pregi e difetti. Indispensabile sarebbe lo scambio d'informazioni tra allevatori. E' necessario perseguire una linea di lavoro. Un accoppiamento tra due buoni cani potrebbe dare anche un campionissimo ma magari in una cucciolata disomogenea; l'allevare è perseguire degli scopi, mantenendo un corretto equilibrio tra diversità genetica e costanza di risultati. Un buon punto raggiunto non dev'essere estemporaneo ma conseguente ad un lungo lavoro.

IL RIFLUSSO

Allevare à certamente difficile ed anche noi abbiamo dovuto provare spesso la scottante delusione d'accoppiamenti creduti validi. I nostri cani sono negli anni, in questi pochi anni, cresciuti ed aumentati di numero. Siamo ricorsi a parecchie monte esterne ed abbiamo tenuto alcuni cuccioli, cercato di far esperienza. Ed il riflusso atteso e temuto è arrivato. Vendite quasi ferme, offerta a bassissimo prezzo (e qualità). Cuccioli prodotti da privati con la loro cagna ed il maschio del vicino, quegli stessi cani comprati pochi anni addietro sull'onda della moda e spesso di dubbia provenienza. Ed anche i privati difficilmente stanno nelle spese! Conseguenza di quest'onda di ritorno è la drastica riduzione degli accoppiamenti da parte degli allevatori, essendo questi nell'impossibilità di dar via la cucciolata. Se l'esplosione numerica del Siberian Husky ha dato seri problemi, non pochi danni provoca la situazione che si sta attualmente creando. Per un allevatore il non poter provare i propri riproduttori, provare un cane in riproduzione non si esaurisce certo con una monta, vuol dire il blocco della crescita. Un work in progress che si arresta. Di contro i numeri dei Siberiani restano alti in virtù del comunque grande numero d'accoppiamenti (casuali) che si effettuano e della domanda che in ogni modo resta alta pur non saturando più l'offerta. La scarsa cultura cinofila fa il resto: i grandi numeri anche in questo caso significano ancora bassa qualità cinotecnica. Neanche dire che la grossa massa quantomeno possa garantire una buona situazione genetica; molti accoppiamenti sono in stretta consanguineità ed i proprietari delle coppie nemmeno lo sanno. Troppi sono stati i pedigree fasulli (i controlli effettuati dall'ENCI sono pressoché nulli e per chi è senza scrupoli non è difficile "giocare" con i certificati genealogici), i cani senza una genealogia documentata, gli incroci fatti sull'onda della pronta vendita utilizzando sempre gli stessi cani. Si potrebbe dire che ci troviamo in un momento in cui i problemi delle due fasi si sommano. Speriamo che la situazione cessi di essere drogata sia in un senso sia nell'altro.

UN LAVORO CHE VA AVANTI

Col nostro allevamento siamo partiti da tre cagne quasi completamente di linea Kontoki e tra queste la nostra predilezione come fattrice è caduta su di un esemplare nero ed eterocromo (casualmente tutto il contrario di ciò che spesso si richiede in mostra!) secondo noi dotata di buon movimento ed abbastanza tipica. Il movimento è l'essenza del Siberian Husky, ogni suo aspetto morfologico è funzione del movimento; si potrebbe affermare che la sintesi di un Siberiano sia il movimento. Il tutto ovviamente finalizzato al lavoro che il cane deve svolgere: il traino. La cagnina si è dimostrata un'ottima razzatrice e parecchie sono le qualità che crediamo trasmetta. Su di lei abbiamo puntato le basi di quella che è divenuta la nostra attività. Siamo ricorsi a monte esterne usando linee di sangue diverse, tra cui alcune linee Innisfree, abbiamo tenuto cuccioli; acquistati altri cani, tra cui due maschi ed usato tutti quelli in nostro possesso nel tentativo, difficile ed ancora molto lungo, d'impostare una linea di lavoro. E non sono certo mancate le cocenti delusioni. Come dicevamo prima, avere due buoni cani ed ottime genealogie non è matematicamente successo. Per fare un esempio, da due esemplari che abbiamo accoppiato, cercando anche di chiudere su di una linea di sangue comune e con cani molto importanti alle spalle, si sono avuti per la maggior parte della cucciolata, esemplari piccoli e con zampe eccessivamente corte e quindi con un movimento non buono. Non è che i genitori non siano dei validi riproduttori, è quell'accoppiamento che evidentemente non dà buoni risultati. Come dicevamo non s'improvvisa, e crescere significa testare e conoscere pian piano tutti i propri soggetti. Richiede parecchi sforzi ed anni. E sempre importante è l'attenzione ai problemi genetici, soprattutto quelli di depressione da eccessiva consanguineità. Una razza "pura" canina è sempre sul baratro del collo di bottiglia genetico e della deriva genetica: un impoverimento di "sangue" così profondo da essere praticamente irrecuperabile. Allevare è spesso muoversi su di una lama di rasoio; ed il fenomeno di questa cucciolata "zoppa", analizzandolo con più attenzione, ci viene da pensare possa essere forse anche stato dato da eccessiva consanguineità.

LA SELVATICITA': UNA CARATTERISTICA DA NON TRASCURARE

L'integrità morfofunzionale del Siberian Husky va assolutamente conservata e nell'allevamento non si può non tenerne conto. E se il tipo ed il lavoro che il cane deve svolgere (che poi dovrebbero essere due cose legate a doppio filo) sono ovviamente importantissime, a nostro avviso anche altre caratteristiche più nascoste del Siberiano vanno assolutamente preservate. Della prima cagna Siberian che incontrammo ci colpì la selvaticità. I Siberian Husky sono tra le razze più vicine ai primi canidi che incontrarono l'uomo; questa loro caratteristica va tenuta in conto e preservata. Osservare dei Siberiani nel loro branco farebbe la felicità di un etologo. I rapporti sociali così complessi, le madri che spessissimo rigurgitano il cibo ai cuccioli, la predisposizione alla caccia nella cooperazione del branco; la caccia e non il gioco: l'uccisione dell'eventuale preda è finalizzata al mangiare. Secondo noi anche tutto questo va tenuto in conto quando si alleva se non si vuole snaturare la razza. La selvaticità unita all'addomesticamento; anche qui un compromesso ed in definitiva, come nell'analisi di tutto il resto del cane, nuovamente la mancanza d'eccesso sia in un senso sia in un altro. E' questo che fa amare o odiare un Siberiano. Abbiamo da poco ottenuto l'affisso dell'ENCI, siamo sempre più felici di aver scelto questa razza come nostra compagna; continuiamo a provare monte ed a guardare attentamente i cani ed il lavoro degli altri. Cerchiamo di capire, ma forse è meglio dire, accettare, i comportamenti dei Siberiani, e siamo solo all'inizio.

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

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