Testa di Siberian HuskyQuesto non è propriamente un commento allo Standard, è più un'introduzione per il neofita a poter leggere tra le righe dello Standard del Siberian Husky.
Intanto cos'è uno Standard di razza? Si tratta di un documento tecnico che "racconta" il cane ideale per una razza. La sua costruzione, rapporti, funzione, carattere... il tutto ovviamente finalizzato ai compiti in cui quella razza si è formata. Però, visto che si tratta di  raccontare un essere vivente che non può essere ricondotto ad un modello matematico, non dobbiamo aspettarci valori solo quantitativi quali peso, altezza, rapporti, ma anche, forse soprattutto, valenze qualitative (inevitabilmente soggette ad interpretazioni).
Un allevatore non può prescindere dalla conoscenza di questo documento.

E veniamo allo Standard del nostro amico di tutti i giorni. E subito, prima di analizzare i punti in cui il cane è descritto, vogliamo sottolineare a doppia riga una frase che non descrive nulla ma dice tutto, ed è la chiosa allo Standard: "Solo i soggetti sani ed in grado di svolgere le funzioni per le quali sono stati selezionati e la cui morfologia è tipica della razza, possono essere utilizzati per la riproduzione." Insomma il Siberian Husky (oltre che ovviamente in buona salute) deve essere immediatamente riconoscibile come Siberian Husky e deve essere assolutamente in grado di svolgere il lavoro per il quale esiste. Concetto semplice ma non sempre rispettato.

Ma veniamo al documento nel suo insieme, lo Standard ci descrive un cane del grande Nord, resistente, adattato a situazioni ambientali estreme, mai eccessivo, di carattere indipendente e finalizzato nella sua esistenza al traino della slitta, con carichi leggeri, a velocità medie e per lunghe/medie distanze. Mai eccessivamente pesante e con muscolatura ben definita. Ed il termine "medio" è forse l'essenza che descrive meglio questo cane, un funzionale compromesso, senza eccessi, volto a svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro.

La descrizione del carattere è chiara, amichevole, a bassa aggressività, adatto in pratica a lavorare in muta, inadatto alla guardia, sicuramente un cane molto "sveglio".

E, guardando i particolari, tutto il corpo del cane è disegnato in rapporto al clima d'origine e al suo lavoro.

Nella testa, che è forse la caratteristica che il neofita per primo guarda, e che deve non essere grossolana ma neanche troppo "cesellata", gli occhi sono a mandorla, fors'anche una protezione per il vento freddo, le orecchie di media dimensione, spesse e ricoperte di pelo (non devono gelare!), la canna nasale diritta lunga, importantissima per la funzione di riscaldamento dell'aria inspirata. Per quel che riguarda le proporzioni, la distanza dallo stop al tartufo è uguale a quella tra stop e occipite. Lo stop è marcato (ma mai eccessivo). E poi il colore degli occhi, spesso famigerati occhi di ghiaccio, può invece essere scuro, blu o anche eterocromo (tra occhio e occhio ed anche nello stesso occhio) e lo Standard non fa distinzioni! L'occhio azzurro è un carattere che ritroviamo nelle popolazioni iniziali di questo cane, è un carattere recessivo non legato ad alcuna malformazione o difetto visivo, può esserci, più facilmente no, ma non dobbiamo in realtà preoccuparcene affatto. Altra caratteristica che può avere questo cane è il cosiddetto "tartufo da neve", una riga più chiara al centro del naso che lo Standard anche accetta. Il tartufo può presentarsi color fegato nei cani rossi o bianchi. La chiusura dei denti è a forbice, quella più simile a quella del selvatico.

Tutto il corpo ci fa vedere un cane costruito per il traino. In particolare il dorso dovrà essere non cedevole e molto robusto: è attraverso la linea dorsale che la forte spinta del posteriore viene, coadiuvata dall'anteriore, trasmessa alle spalle dove è applicato il carico attraverso l'imbracatura. I rapporti tra groppa, rene e dorso ci raccontano un cane che trotta o galoppa con un carico applicato e non liberamente. Il torace se deve essere "profondo e forte" non deve mai essere d'impedimento al movimento del cane, quindi non troppo sceso e voluminoso o a botte.

La coda, anch'essa ricca di pelo è portata rilasciata o curva a falce, mai arrotolata o poggiata sul dorso, nel cane al lavoro spesso è in linea con la dorsale e funge da vero e proprio sistema di bilanciamento nelle curve (quasi un timone!). I difetti di coda spesso ci svelano difetti più strutturali dell'insieme groppa-rene-dorso, groppa soprattutto.

Il cane è inscritto, dalla punta della spalla alla punta posteriore della groppa moderatamente in un rettangolo.
Gli arti, sia anteriori che posteriori, di buona lunghezza in accordo con le proporzioni del cane, devono essere ben a piombo, con buona angolazione, soprattutto coi rapporti fra angoli coerenti (spalla, metacarpi/ginocchio e garretto), ovviamente con un buon sviluppo muscolare e buona elasticità delle articolazioni che nel lavoro del cane sono ovviamente sollecitate. I piedi, ovali, compatti e con molto pelo hanno la forma adatta a correre su ghiaccio e neve impedendo il più possibile la formazione di palline di ghiaccio tra le dita. L'importanza di cuscinetti ben spessi è inutile sottolinearla.

Il movimento di questo cane è descritto elegante e apparentemente senza sforzo. Nel trotto libero all'aumentare della velocità tende a sovrapporre le impronte del posteriore a quelle dell'anteriore su un'unica linea. Questa situazione è denominata "single-track" e ci piace pensarla anche come un retaggio del selvatico dove, con i lupi che procedono in fila indiana, è finalizzata ad un minor dispendio di energie sulla neve (orma posteriore su orma anteriore e lupi in fila). Questo se anche è valido per il Siberian, è pur vero che al traino i cani raggiungono difficilmente questa situazione, vuoi perché il trotto è spesso alternato col galoppo e, soprattutto con un mezzo galoppo, vuoi perché la possiamo vedere, visto il carico applicato, soprattutto nei falsi piani in discesa se la muta trotta.
Ovviamente, vista la necessaria solidità della linea dorsale, questa non dovrà mai ondeggiare lateralmente. La spinta del cane dovrà essere ben sviluppata nella direzione di marcia ed avere poche o nulle componenti verticali, la spinta degli arti dovrà avere un periodo di contatto col suolo sufficientemente lungo e non dare l'apparenza del terreno che brucia sotto i piedi. Alle volte questo difetto, nelle expo, è mascherato da un apparente movimento elegante (ma la spinta funzionale ad un traino è ben poca).

Il mantello ancora una volta ci racconta di un animale dei grandi freddi, doppia tessitura, sottopelo folto e morbido tale da trattenere il calore, pelo di copertura di media lunghezza a proteggere il sottopelo. Una vera funzione di tegola per evitare che il pelo sottostante bagni (nelle terre d'origine poteva essere fatale) ed anche moderatamente "impermeabile". Qualsiasi colore è ammesso, così come sfumature diverse, e le varie mascherine del muso. I motivi merle o brindle non sono ammessi.

Per quel che riguarda le misure abbiamo un'altezza al garrese per le femmine da 50,5 a 56 centimetri e per i maschi da 53,5 a 60. Il peso può variare nelle prime da 15,5 a 23 chilogrammi e da 20,5 a 28 nei secondi. Ovviamente peso ed altezza devono essere proporzionati, non va preferito alcun limite ma l'eccesso dell'altezza è penalizzato in expo con la squalifica.

Insomma un cane formatosi in origine insieme ad un popolo primitivo a costruire un castello d'esistenza. Mai eccessivo, gli eccessi si pagano, adatto ad un lavoro di traino in situazioni estreme.

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

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