di Maurizio Guiducci
Pubblicato su Bravo Cane

Il Siberian Husky, nell'immaginario collettivo il nordico per eccellenza. Per molti l'immagine stereotipata del cane da slitta. Figlio di un recente, da poco passato boom di pubblico, con un cane spesso di moda ed attrattiva meramente estetica. I famosi occhi azzurri, banalmente "occhi di ghiaccio". E se da una parte il lato "tendenza" in ciò ha ricoperto un ruolo centrale, anche l'attrattiva di un cane con forte spirito "selvatico" ha giocato e tuttora gioca a favore del fascino che per molti quest'animale ancor oggi possiede; fascino che spesso addirittura soggioga.

Un lupo domesticato e la storia corre indietro alla molla che forse ha spinto l'uomo primitivo, secondo la teoria classica qualcosa come 15.000 anni fa, nell'incontro col progenitore di tutti gli attuali cani. Animale di passata gran moda e molti sono stati gl'incontri spesso negativi e le problematiche generatisi tra uomo e cane; per entrambi. E' inutile negarlo, spesso il Siberian è stato ed è vissuto dai suoi compagni umani in maniera inadeguata con conseguenze spesso negative soprattutto per lo stesso animale. Il Siberiano è un cane come tutti gli altri. Ha sue peculiarità come una qualsiasi altra razza e non è nemmeno più selvatico d'altri suoi simili avendo anch'esso subito in egual misura la pressione selettiva umana, pur se fino agli anni '10-'30 esclusivamente di tipo primitivo. Pressione, e più avanti lo vedremo, che ha generato un cane un po' particolare, "meno cane" se lo poniamo in rapporto con quelli che sono gli schemi della nostra cultura. E così è un animale che scappa, distruttivo, stupido, ladro, traditore… Non esiste il "buono o cattivo cane". Ogni razza ha particolarità caratteriali, fissate geneticamente, derivate da quelle del selvatico primitivo, leggi il lupo, ed indirizzate nelle direzioni che all'uomo maggiormente servivano nell'utilizzo del suo ausiliario. In quel rapporto evoluto negli anni, così stretto da essere praticamente di simbiosi, ora translato, in conseguenza dell'evoluzione culturale-tecnologica della nostra parte di mondo, su di un livello di gioco. Così a caratteri di razza anche enormemente diversi (un Siberian non sarà mai un Pastore Tedesco e viceversa) debbono corrispondere adatte personalità umane. Una razza non è adatta per tutti e nella scelta eventuale del nostro compagno queste caratteristiche comportamentali devono essere le prime a dettarla; non certo l'estetica o, peggio, questioni di moda. Questo purtroppo pochissime volte, anche grazie alla notevole disinformazione, è vero. Molte le decisioni a cuor leggero e grandi le delusioni ed i problemi; e non è capitato solo col Siberiano… Ed il Siberian Husky è certamente un cane particolare.

UNA STORIA ANTICA

Non possiamo parlare del Siberian Husky, soprattutto alla luce della precedente premessa, senza guardare alla sua storia, al popolo che lo ha accompagnato nella sua evoluzione, al popolo che questo cane ha accompagnato. Ancor prima d'ogni codifica moderna. Ancor prima del suo sbarco nel "Nuovo mondo". Guardare alla storia di questo cane è comprendere il suo carattere, fondamentale, ma anche è capire il perché di una costruzione morfologica e di una funzione svolta. Di come gli standards abbiano cercato di "codificare" questi aspetti. Popolo della Siberia Orientale lì dove l'Asia e le Americhe si uniscono in un matrimonio di ghiaccio per lunghi mesi dell'anno, divise per il resto del tempo solo dal mare dello stretto di Bering; ponte tra due mondi geografici, là dove passarono i primi paleoindiani a colonizzare il Nord America. Popolo dei ghiacci, seminomade, dedito alla pesca ed alla caccia. Con nessun nemico territoriale (ed infatti il Siberian non è assolutamente cane da guardia). Con un terreno ghiacciato per gran parte dell'anno e villaggi di donne e bambini visitati dai cacciatori di turno. Questi erano i Ciukci. E quello che sarà il Siberian Husky era il loro cane. Insieme al suo popolo, col suo popolo in un rapporto stretto. I cani dei Ciukci erano animali usati per un tipo di traino leggero in muta per medie, spesso lunghe distanze a buona velocità. Verso i territori di caccia e ritorno ai villaggi. Importanti per il loro uomo, spesso come la vita; animali che dovevano avere sempre una marcia in più ed addirittura capacità decisionali in situazioni limite dove un errore poteva essere fatale. Lasciati liberi d'imbrancarsi, nei villaggi vivevano comunque a stretto contatto con l'uomo col quale spesso dividevano la dimora. E non di rado la loro vicinanza fisica serviva addirittura per scaldarsi! Animali capaci di cacciare e se necessario indipendenti. Per la mitologia del loro popolo guardiani del regno delle ombre dove rifiutavano l'ingresso a chi in vita li aveva inutilmente maltrattati. Ed in quest'ottica non deve farci inorridire il tipo di selezione cui i cani erano sottoposti (femmine non necessarie alla riproduzione uccise alla nascita e maschi per lo più castrati); il rispetto dei Ciukci per il loro cane era grande pur nelle condizioni estreme che dettavano queste linee: le femmine generalmente sono meno forti ed un maschio castrato è meno attaccabrighe pur mantenendo una maggior potenza. L'accoppiamento in linea generale avveniva poi liberamente senza altre pressioni selettive se non quelle naturali. Riassumendo quindi: cane di branco, gran risparmiatore d'energie, non territoriale nei confronti degli estranei, se necessario cacciatore, indipendente ma anche molto legato al suo uomo, inteso questo in senso lato, poiché il progenitore del Siberian era cane di tutti e le mute venivano spesso scambiate tra i vari cacciatori. Tutte queste caratteristiche dovremo tenere a mente, e lo vedremo più in dettaglio, laddove decideremo se farcene compagni.

L'ARRIVO IN ALASKA

Il primo contatto del cane dei Ciukci con l'occidente risale a poco prima degli anni dieci del secolo appena passato. E' in Alaska che arrivano i primi soggetti importati ed il contatto è con una cultura ancora barbara. E' il periodo della corsa all'oro, dei miraggi di facili arricchimenti ed i cani vengono utilizzati per lo stesso lavoro per cui i suoi primi "allevatori" li avevano selezionati: tirare slitte. Sempre medie, lunghe distanze ad una buona velocità pur se moderata. L'ambiente è egualmente duro a quello d'origine e gli uomini certo non più teneri. Le caratteristiche essenziali e rustiche ne fanno presto uno dei cani da slitta più apprezzati. Derisi al loro primo arrivo come "piccoli topi siberiani", visti in rapporto agli allora grossi incroci usati nel traino, presto mostrarono tutte le loro capacità. Un utilizzo simile, un ambiente ugualmente duro a quello d'origine ma una cultura umana molto diversa. E proprio a questo probabilmente si deve l'utilizzo dei cani, nei momenti morti, per organizzare gare di corsa. Un giro spesso vorticoso di scommesse ed i Siberiani proprio in queste circostanze mostrarono che i "piccoli topi" avevano il traino nel sangue e forse una marcia in più. Sono gli albori di quello che sarà lo sleddog e numerosi gli aneddoti che ci arrivano da quei tempi. Passata alla storia ed ormai addirittura epica, in Central Park, New York, c'è una statua dedicata a quest'impresa ed "allo spirito indomabile del cane da slitta", è quella conosciuta come corsa del siero. Staffette di cani ed uomini a darsi il cambio tra Anchorage e Nome nel tentativo, riuscito, di portare del siero antidifterico per stroncare un'epidemia scoppiata nella città d'estrema frontiera. Ancor oggi sullo stesso percorso si corre una delle gare più classiche, l'Iditarod. Sono questi i tempi (siamo nel 25) da cui ci giunge il nome di Leonhard Seppala (ma non è il solo), uno dei conduttori di slitte più famoso che contribuirà a gettare le basi dello sleddog e del moderno allevamento. Il riconoscimento ufficiale della razza da parte del Kennel Club Americano risale ai primissimi anni trenta ed a questa data possiamo far risalire l'inizio della storia moderna del Siberian, laddove ad una selezione primordiale si sostituisce una selezione moderna, codificata secondo principi zootecnici e soprattutto col riferimento ad uno standard preciso. Standard, non dimentichiamolo, in ogni caso ovviamente stilato sulla base dei primi cani importati in America.

LA SUA MORFOLOGIA

Se in sintesi dovessimo descrivere la caratteristica saliente di un Siberian Husky dovremmo dire moderazione e movimento fluido, elegante, "apparentemente senza sforzo". Un cane senza eccessi, medio nella taglia, un ottimo compromesso tra velocità, resistenza e potenza; corretto nel bilanciamento tra angoli anteriori e posteriori, non denota mai eccessiva pesantezza o gracilità. Tutte le sue caratteristiche indicano il retaggio nordico: dal pelo mai troppo lungo in quello di copertura (non deve bagnarsi col rischio di congelamenti), ben folto nel sottopelo; alle orecchie, piccole e ricche di pelo erette e ben inserite in alto sulla testa ad una canna nasale lunga. La coda è portata a falce, mai poggiata sulla schiena, oppure rilasciata a riposo. Durante il lavoro spesso forma un continuo con la linea dorsale (che è ben solida) fungendo da vero e proprio timone bilanciando il movimento del cane. Ed è interessante notare come un Siberian distratto durante il traino tenda ad alzare la coda che diventa un vero e proprio segnale. La groppa è un poco inclinata ed è una delle ragioni maggiori del corretto inserimento e portamento della coda. Il torace di buona capacità (inevitabile in un cane da durata) non è mai troppo sceso o largo (creerebbe impaccio al movimento). Non ci dilunghiamo oltre nella descrizione di un cane che quasi tutti hanno visto (pur se frutto del boom di moda, e conseguente speculazione, spesso per le città si vedono circolare cani veramente "poco Siberian"). Quello che vogliamo sottolineare è che di là dell'ovvia tipicità (ciò che in pratica distingue un Siberian Husky da quello che non lo è) espressa ad esempio nella testa, con occhi a mandorla leggermente obliqui (azzurri, marrone od eterocromi fa lo stesso), orecchie ben inserite e di giuste proporzioni e caratteristiche di sesso ben distinguibili è che tutta la descrizione della costruzione del cane in ultima analisi è volta al movimento che possiamo considerarne la sintesi e risultante. Movimento finalizzato al lavoro del traino. Un Siberian in corsa sembra, apparentemente, non faticare, anche se legato ad una slitta. Cani gran trottatori, nel traino spesso esprimono quel mezzo galoppo che ne fa dei fondisti notevoli. Pur in ciò questo cane può raggiungere velocità considerevoli. Il primo Standard ('32) parla, su corte distanze, di velocità intorno alle venti miglia (poco più di trenta chilometri l'ora). Possiamo personalmente assicurare che una muta al momento della partenza, quando la carica dei cani è massima, forse sviluppa anche qualcosina di più. Il Siberian Husky resta comunque un "maratoneta" ed un gran risparmiatore d'energie, retaggio del selvatico ancestrale e della sua storia. E' da considerare comunque che anche in queste condizioni, in funzione ovviamente del tracciato e della qualità della neve, le sue medie possono anche variare dai 20 ai 26 chilometri l'ora con punte assolute ovviamente più alte. E se il movimento è la sintesi e risultante della sua conformazione, la peculiarità del suo carattere, il forte senso gerarchico e cooperativo ed il gran desiderio alla corsa, quasi incoercibile, sono anch'essi indispensabili e volti all'utilizzo nel traino.

GLI ECCESSI

Cane moderato e sintesi di molti compromessi. Il tutto risultante in prima analisi dall'utilizzo che ne ha fatto prima il suo popolo poi i cercatori di fortuna dell'Alaska inizio novecento. La cultura cambia e pur se codificato in Standard dalla moderna cinofilia, i rischi d'eccessi (il contrario di ciò che il cane è) sono dietro l'angolo. E se la moda di massa certo non ha portato buone cose, con cani spesso importati dall'Est destinati di frequente a morte per malattie virali, l'utilizzo reale primordiale, translato su di un piano ludico e di competizione (sia che si parli d'expo sia di corse), rischia spesso di portare ad estremi. Così troviamo alle volte sui ring di bellezza cani eccessivamente pesanti e con zampa corta, scarsi d'angoli ma molto appariscenti, od al contrario eccessi d'angolo posteriore con movimenti esteticamente belli ma non funzionali; fuoristrada cromati ed imbellettati come c'è capitato sentire. Dall'altra, nelle corse, soprattutto di sprint, cani troppo leggeri, scarsi di pelo, addirittura levrieroidi con altezze, conseguenza di zampe troppo lunghe, spesso eccessive; delle automobili truccate per mantenere la similitudine. Riteniamo non ci siano depositari di verità, lo Standard è il riferimento, il lavoro il fine. Il cane una sintesi di moderazione.

UN CORRETTO RAPPORTO

Le peculiarità caratteriali della razza le possiamo facilmente dedurre dalla sintesi storica prima tracciata. Ed in quest'ottica è facile comprendere come molti rapporti attuali uomo-Siberian siano malamente falliti. Il Siberian Husky non è certo uno dei cani più facili ma se noi saremo adatti a lui ciò che ne ricaveremo sarà appagante oltre ogni rosea previsione. Quindi niente acquisti incauti fatti esclusivamente sulla bellezza estetica, indiscutibile, della razza o di un'attrazione verso "l'anima del bosco" che tutti cerchiamo. Il Siberian è un cane molto attivo, senza tema di smentita, sportivo. Se siamo persone che amano la comoda pigrizia, se non abbiamo molto tempo a disposizione ed il nostro lavoro ci costringe a lunghe assenze e nessuno in casa può al nostro posto "far branco" con lui; se vogliamo un cane esclusivo che mostri dolcezza solo nei nostri confronti ed ubbidiente come un soldatino abbiamo sbagliato razza: il Siberian Husky non fa per noi. Ed allora si che il cane può divenire distruttivo in casa ed addirittura fuggiasco: siamo proprio il branco non adatto a lui! Ma, se al contrario, nei nostri ritagli di tempo ci piace fare delle uscite di footing nel parco cittadino o, meglio, ogni tanto qualche bella passeggiata in montagna o per sterrate di campagna; se potremo garantire al cane una presenza umana abbastanza costante, se accettiamo un cane che "fa le feste a tutti" e soprattutto saremo dei coerentissimi "capobranco" con regole e comportamenti precisi e non volubili, il suo spirito "selvaggio" è ciò che probabilmente cerchiamo. Si, perché il Siberiano mette il suo proprietario sempre alla prova ed in discussione (guardando alla sua origine storica un conduttore di slitta inesperto poteva voler dire la morte per tutta la muta) e dovremo guadagnarci appieno la sua fiducia. Solo così avremo un cane gestibilissimo. Quando cediamo i nostri cuccioli, che alleviamo con l'affisso Oh Cum Ga Che (Piccolo Lupo in lingua Cheyenne), non omettiamo mai di sottolineare queste cose (qualcuno penserà non li vogliamo dar via!). E non è necessario neanche un giardino se il nostro carattere corrisponde a quanto prima detto: è la coerenza, una buona presenza umana, un bel po' di attività quello che questo cane chiede. Se poi avessimo velleità sportive è molto più facile intraprenderle di ciò che normalmente si crede. Perché il Siberian Husky non è solo cane da enormi distese innevate e mute numerose. Lo sleddog resta ovviamente il suo utilizzo sportivo primario (comunque è possibile praticarlo anche con due cani) ma è fattibile intraprendere attività più semplici anche col solo nostro cane, anche su sterrato. Ancora su neve, se siamo buoni sciatori di fondo, è possibile praticare lo ski joring facendosi trainare dal cane. Su terra si va dalla semplice corsa a piedi (dogtrekking) a quella in bicicletta, a quella con carrelli che simula in tutto e per tutto lo sleddog su neve. Ovviamente con i cani al traino e per le due prime discipline ne basta anche uno solo! Col nostro cane potremo inoltre cimentarci in uscite non agonistiche (che sono comunque un buon punto di partenza); estive in montagna, od anche invernali con sci da fondo o racchette da neve; personalmente ne organizziamo sia in centro Italia che in Dolomite. Ah, abbiamo dimenticato, il Siberiano è un cane che non abbaia ma ulula; ed i suoi ululati di gioia e richiesta al momento di una partenza al traino, o semplicemente prima di una passeggiata quando vede il suo guinzaglio, ci faranno comprendere appieno ciò che questo cane vuole da noi.

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

    Leggi tutto …

 

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