di Maurizio Guiducci

Elaborazione da Escher

Non solo sleddog... Questo racconto, forse un po' "presuntuoso", ma tant'è, si svolge sullo sfondo di un palcoscenico di ghiaccio, fra prosa e poesia.

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Primo movimento.
Quando corri nel vento, non c'è altro che vento. La neve ghiacciata sotto i pattini della slitta, una muta di cani davanti ed il ghiaccio che scricchiola. Sudare è ben strano; gridare ai cani, sentire il sudore scendere, raggelarsi in cristalli dentro il proprio sangue. Quando corri nel ghiaccio non c'è che ghiaccio. E' strano trovarsi a pensare, gridare ai cani, sentire il sangue raggelarsi come il sudore, in cristalli. Dei lupi lontani, compagni invisibili. Ma poi chi vuole compagni. Il mio nome è Inuk, vengo dal villaggio, caccio foche. I cani corrono, corrono...Non ho tempo per pensare ma penso. Un lupo e le zampe dei cani, frenetiche. Quando corri nel vento non c'è che vento ed il pensiero ti acceca la mente. Sono un cacciatore, il mio nome è Inuk e vengo dal villaggio. Il mio arpione è affilato, caccio foche. Il mio arpione è affilato e sta cercando un posto nel tuo cuore. Quando corri nel ghiaccio non c'è che ghiaccio e luce che t'entra nel cervello.

Secondo movimento.
Quando corri nel ghiaccio non c'è che ghiaccio e vento, non c'è altro che vento. I lupi sono affamati, li puoi forse sentire, non vedere. I lupi, il villaggio, i cani...io sono affamato. Il vento e perle di ghiaccio, perle del mio sangue raggelato, fermo come l'oceano su cui corro. Sono un cacciatore, vengo dal villaggio. Sono un cacciatore, il mio nome è Kato. Caccio foche. Ho affilato il mio arpione. E' strano trovarsi a pensare col pensiero che si ghiaccia nella mente come l'oceano...Quando corri nel vento non c'è che vento ed oceano e cristalli di sudore. Il mio arpione è affilato è sta cercando un posto nel tuo cuore. Quando corri nel ghiaccio non c'è che ghiaccio e luce che t'entra nel cervello.

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Un ululato, una risposta lontana. Un branco di lupi artici in corsa su dune accecanti. Forse erano onde ed il tempo e nel tempo sono rimaste immobili. Dei lupi corrono tra spuma di mare raggelata.


IMMOBILITA'...
/
...AZIONE

Il mio sangue è fermo perché il mio pensiero è fermo, il mio sudore scorre ma il tempo lo immobilizza, in perle.
- AVANTI, AVANTI.
I cani ansimano, supero un'onda di questo oceano che ci separa.
/Superare l'immobilità.
Tutto si cristallizza e l'oceano, mare bianco, è una realtà insuperabile, per quanto cammini. Ed allora forse sei solo immobile. Una duna davanti, una duna dietro le tue spalle e poi nuovamente una duna... tutto è immobile. Ma troverò la tua anima...
Da bambino il villaggio pulsava. Nella notte eterna dell'inverno, nell'attesa lunga del giorno. Intorno il bianco. Il vuoto mi trovo a pensare.
- AVANTI, AVANTI.
E nei giochi si aspettavano i cacciatori, e nei giochi si affilavano arpioni di legno e si stuzzicavano i cani. Il mondo era il villaggio. Fuori l'immobilità. Ora siamo diversi. Troverò la tua anima.

Un profilo di lupo, lontano. E' difficile vederli.

I cani corrono forte. Li sto forse caricando troppo. Ma devo superare l'immobilità. Il mio arpione troverà un posto nel tuo cuore. Correre nel vento...ricordo la prima preda uccisa, un piccolo di foca. Mio padre era lì ed io tremavo dall'emozione. Tremavo. La paura nel braccio in un atto semplice. Il mio arpione era affilato, mio padre, lui lo aveva fatto. Poi il grido dalla mia gola, il grido del cucciolo ed il sangue. In un atto semplice. Com'è strano vedere il sangue sgorgare veloce, caldo ed immediatamente fermarsi. Raggrumarsi nell'immobilità. L'immobilità che prese il mio braccio. Come una statua nell'atto finale del lancio. Molti anni sono passati, ora siamo diversi.
- AVANTI, AVANTI.
I pattini scricchiolano sul ghiaccio. I cani ansimano.

Il branco ha trovato un alce. E' una femmina ed il suo piccolo. Corrono veloci, la fame spinge le loro zampe. L'alce tenta di proteggere il suo cucciolo. I lupi l'accerchiano. Isolano il piccolo. Lo divorano e ancora si muove. La femmina corre lontana. E' difficile vederli.

Uccidiamo per fame e non c'è nulla che non vada bene. Uccidiamo per fame. Ma è la fame che ora divora la mia mente. Acceca i miei occhi come l'immobilità di ghiaccio.
- AVANTI.
E se il tempo è fisso anche il pensiero è fisso. Solo le zampe dei cani si muovono frenetiche. Darebbero la vita per me, se glielo chiedessi. Darebbero la vita. Glielo chiederò ed il prezzo sarà la tua morte. La fame, la mia fame è cristallizzata nel ghiaccio e nel vento, il vento. Immobile come l'onda.
Il mio primo cane, il mio primo capomuta. Il capomuta. Ero un giovane, dodici anni, non ricordo. Ricordo il cane. Nel ricordo molto più grande, avevo dodici anni. Era un siberiano pezzato. Un cucciolotto. M'insegnarono come addestrarlo. Gl'insegnai i comandi. Non ricordo, ma nel ricordo era un cane gigante. Con lui le prime uscite. La prima preda e mio padre vicino. Ora siamo diversi. Darebbero la vita se solo glielo chiedessi.

Delle orme davanti, sembrano lupi in fila indiana. E' difficile capire quanti siano.

Quando al capomuta chiedi di curvare in una direzione i cani che seguono tagliano l'arco. Scelgono la via più breve. Devi essere bravo con la slitta. Devi essere bravo soprattutto quando è carica. Anticipare la traiettoria. Poi di nuovo in fila. Ed il cane che segue entra nelle tracce di quello che lo precede. E possono essere un cane solo o dieci o cento...solo nella curva puoi vederli. Nel cristallo del tempo è solo un'impronta. E se il vento si alza ed il bianco entra del tutto dentro i tuoi occhi, dentro il tuo cervello, il villaggio resta solo nelle zampe dei tuoi cani e nella loro testa, come un pensiero nella tua. La prima volta la paura raggelò le mie mani, le mie gambe. Ghiacciato, immobile; cieco. Colla voce che non riusciva a varcare il confine delle labbra, a gridare un qualsiasi ordine. Le mani serrate e ferme sulla slitta, paralizzate in un istante fisso nel tempo. Le mie mani...i piedi fulminati sui pattini. Ed il villaggio un immagine solo nel pensiero. Le mie mani, il pensiero e quando corri nel vento non c'è che vento. L'immobilità ed il cerchio del campo. Il mio cane di testa si fermò, girò su se stesso, invertì la marcia. Gli altri a seguirlo. Un lupo nell'immobilità, un attimo, un'ombra. Il villaggio non più raggelato nel pensiero col sudore ed il sangue. Il villaggio negli occhi.
- AVANTI.
Non vi chiederò di tornare indietro.

E' difficile capire quanti siano.

Avrò la tua anima. Un oceano fissato nel tempo. Il bianco è uno come uno è il villaggio. Il bianco è uno ed il cielo e la terra sono sposi. Non puoi capire dove finisce l'orizzonte, dov'è la linea sottile. Non puoi capire dove finisce il tuo pensiero, la linea sottile del tuo pensiero. Poi, l'attimo. C'è sempre un attimo dove l'immobilità si spezza. Prima era tutto uguale poi...prima. Un'ombra nel nulla, un'ombra negli occhi. E sei a chiederti se è solo nei tuoi occhi. Giorni di bianco mare, d'oceano d'immobilità, poi... E punti i cani e li inciti veloci. Ed è ciò che loro chiedono, ciò che ti regalano. L'immobilità di ghiaccio, poi, un ombra. C'è sempre l'attimo. E non cogli il momento in cui tutto si spezza, per un istante. Non c'era ed ora c'è. Non ti chiedi altro. I cani che si avvicinano. Il sangue che corre veloce cercando l'atto. Una preda. L'arpione affilato e l'azione come altre cento volte che si ripete. Il sudore si ghiaccia. Il villaggio avrà da mangiare. Ma la fame mi lacera ora, fissa più del mare che percorro. L'ombra che ora cerco è l'ombra della tua anima.

I lupi ora giocano. E' difficile vederli.

Uno è il villaggio. Il cerchio del campo e fuori...fuori...I lupi cacciano le nostre prede. Affamano il villaggio, fuori... Fuori c'è il nulla immobile, il tutto che ingloba il villaggio ed ombre, indistinte. Prede, cacciatori, lupi. Bisogna cacciare i lupi, i Cacciatori. E nell'inverno, nella notte dell'inverno, venivano accesi i fuochi e si sentivano gli abbai nervosi dei cani, gli ululati di richiamo. Pelli e grasso di foca. Poco grasso ed i cani imbrancati a cacciare, come i lupi. Forse, mi trovavo a pensare, non siamo poi così diversi, cacciatori, cani, lupi...prede. Siamo lupi che si muovono nell'ombra nascosti nel bianco manto, prede che fuggono un destino. Un destino, il mio. Ora siamo diversi. E' il tuo destino che ora cerco.

Sottovento si muove un lupo. E' solo, il suo branco con lui. Gli ululati formano l'unità. E' difficile sentirli nell'urlo del vento.

Quando nacqui mio padre mi levò al cielo. Nudo mi levò in un dono al cielo. Il sole mi accarezzò tenero colla sua luce, la terra mi accolse nelle sue braccia. Pronta a riavermi...un giorno. Quando nacqui mio padre mi levò al cielo, nudo. Il vento arrossò la mia pelle sfiorandola, il villaggio mi circondò in un abbraccio. Quando corri nel vento non c'è che vento. Ho affilato il mio arpione, verrà a cercare un posto nel tuo cuore.

Un lupo punta diritto verso il sole. E' difficile vederlo.

Quando nacqui mio padre mi offrì al sole. Nudo mi levò al cielo. Un ululato lontano mi accolse. Quando corri nel ghiaccio non c'è che ghiaccio e vento e bianco negli occhi. Quando corri nel vento... Il mio arpione è pronto a trovare la tua anima.


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INTERLUDIO

IMMOBILITA'...

IL SOLE

Sei mesi in un anno, sei mesi in un ciclo lento. Fingo la morte. Fingo ed ogni volta risorgo inondando il cielo e la terra e tutto ciò che sotto di me vive e soffre e lotta e...vive.
/E muore.
Poi scompaio ed il ciclo sembra infranto. Ma il cerchio è sempre più grande e si ripete. Il cerchio è uno. Guardo sotto di me il mare di ghiaccio e le creature e l'inseguimento. Il cerchio è chiuso. Non c'è bene, non c'è male. Guardo alla terra e so che un giorno verrà a me come io un giorno al cielo...un giorno. Guardo. Guardo il sangue che si rapprende e cerca calore alla mia luce. Ma non può esservi calore ne' luce. E se il ghiaccio è nel pensiero forse è meglio che io dorma.
/Silenzio...
Silenzio è come il vagito di un bambino od il pianto di un vecchio. Il soffio del vento. Immobilità. Degli occhi che si posano in uno sguardo. Un lupo che fugge lontano, è difficile vederlo, è difficile sentirlo.
Un volto illuminato dai miei raggi. La dove il bianco riflette i colori, dove il cristallo del tempo gela i pensieri.
Non posso e non voglio.
I lupi annegano e si nascondono nella mia luce. Cacciatori. Uomini. Molti inseguimenti verranno. Molti ne ho visti.
Non voglio e non posso.
Il cerchio è chiuso, non c'è bene, non c'è male. Solo pensieri pietrificati in stille di ghiaccio. Solo... Forse è meglio che io dorma.

IL CIELO

Oggi il cielo e la terra sono sposi. Ho indossato il mio bianco manto, regalo del vento, e mai potrai vedere all'orizzonte, cercare la linea sottile. Mai. Oggi terra e cielo giaceranno insieme perché cerco di chiudere lo sguardo ai due inseguitori, ai figli della mia amante.
/Figli, fratelli.
E non c'è bene e non c'è male. Ma l'immobilità del deserto bianco li attira e forse qualcuno tingerà di rosso la neve. I cani corrono, i cani sanno dov'è l'orizzonte, come i lupi, ma non come i lupi sfuggiranno l'uomo. I cani li guideranno. Figli dell'immobilità e del vento. Figli rubati, ora devoti, non sfuggiranno l'uomo. Non c'è bene, non c'è male solo ghiaccio e perle. E' il colore del mio mantello ora, il colore della mia amata. Il cerchio ormai è chiuso. La, dove il bianco riflette il mio bianco, dove l'immobilità gela i pensieri. Un bambino piange, suo padre lo leva a me, ed io non posso.
Non posso...
Abbraccio l'orizzonte, la terra ed il sole che cerca di squarciare questo bianco sudario, e tutto ciò che sotto di me vive e soffre e lotta e...vive.
/E muore.
So che un giorno la terra andrà al sole ed il sole a me ed io...Silenzio. Molti inseguimenti verranno, molti ne ho visti. Silenzio.

LA TERRA

Sangue rappreso l'oceano. Mare bianco di spuma pietrificata. Immobilità della madre che culla i suoi figli sperando si addormentino.
- Si addormentino! Silenzio...
Non puoi vedere l'orizzonte ma loro lo faranno. Mie creature che ritornerete. Lupi, uomini, prede...A me. Non può il mio abbraccio proteggervi? Solo accogliervi. Non potete superare l'immobilità ma l'immobilità lo farà per voi. Avrete l'attimo e neanche ve ne accorgerete. Ma ciò vi basterà. Ciò sarà quel che cercavate. Non c'è bene o male. I cani, figli, li guideranno. I lupi fuggiranno nel sole. E loro...Silenzio. Loro lo faranno. Non c'è bene, non c'è male. Molti inseguimenti verranno, molti ne ho visti. Vi aspetterò, come il sole me, come il cielo il sole, come il cielo...
Sono stanca ora.

AZIONE...

IL VENTO

Io che sono il vento, non ho altro che vento e nebbia e luce negli occhi da darvi. Testimone, muto, del cielo e della terra; loro complice. Il mio dono? Un bianco manto...un bianco sudario. Perché, quando corri nel vento...eppure il pensiero è più veloce e fugge silenzioso nell'occhio del ciclone. Il pensiero. Ma ora tutto è fisso, immobile. In questa tormenta di ghiaccio e cristalli d'idee. Molti inseguimenti ho visti, molti ne verranno. E non c'è bene, non c'è male. Ma l'immobilità lo farà. Lo farà...per loro. Nascondere dune di spuma raggelata. Cancellare il margine, netto, dell'orizzonte. Mascherare la sottile linea.
/Silenzio.
Ma l'attimo irrompe. Come un ponte di ghiaccio visibile solo nel momento del crollo. L'attimo. C'è sempre un attimo dove l'immobilità vacilla e cede il passo al mutamento. Una nascita, una morte, l'amore, un lupo che fugge lontano. E' difficile vederlo. Un cristallo di ghiaccio che esplode. So che un giorno non correrò più, come la terra, il cielo... I cani sentono l'orizzonte. L'attimo. Come i lupi, figli rubati, non come i lupi sfuggiranno l'uomo.
/L'attimo.
Prima non c'era ed ora c'è. Non ti chiedi altro. Non vuoi altro. E ti basta. I loro occhi vedranno. Immobilità, azione...immobilità. Lasciatemi correre dietro le dune ora. Quando sei vento...non puoi essere altro che vento e luce negli occhi.

IL LUPO

Non c'è bene e non c'è male. Solo fame ed orme sulla neve e silenzio. Un'ombra nascosta, un inseguitore. Spesso inseguito. Io sono l'attimo che squarcia l'immobilità. Figlio del cielo. Striscio e fuggo silenzioso e placo la mia fame. La mia paura. Non c'è bene e non c'è male. Fuggirò l'uomo e l'inseguimento. Nascosto in dune accecanti. Nel vento col vento ad oscurarti gli occhi di luce. Nel soffio veloce. Nel silenzio del mormorio, tra ghiacci e crolli ciclopici di montagne di nulla che su se stesse si ripiegano e si ricreano. I miei occhi hanno visto la paura e la fame e l'inseguimento. Fuggirò l'uomo non come il mio figlio rubato, ora devoto. Il vento mi dice dov'è l'orizzonte. Il cielo m'indica la strada di una terra madre cui tornerò...un giorno.
/Un giorno.
Odore di prede, di fame. Odore di paura e cristalli d'idee. Sono figlio del silenzio e nel silenzio scivolo lento. Testimone muto. Non c'è bene, non c'è male. Solo fame. Sono orme sulla neve. Sono orme presto cancellate. Sono l'attimo. Devo fuggire...silenzio.

/

/Figlio del lupo.
/Rubato alla luce accecante d'Immobilità.
/Portato nel cerchio.
/Sfamato, impaurito.
/Non più impaurito.
/Guiderò la tua slitta.
/Squarcerò Immobilità e troverò l'attimo.
/E' ciò che vuoi. E' ciò che ti darò.
/
/La mia vita.
/
Figlio del silenzio dell'attimo. Io, figlio rubato. Ora devoto. Non sfuggirò l'uomo e vedrò all'orizzonte l'istante. Prima che loro capiscano. Prima che tu sappia che l'immobilità è crollata. In un solo momento. Che il velo è squarciato. Ti regalerò l'ombra. E quant'altro vuoi. Vuoi la mia vita? Eccola, in zampe frenetiche. In zampe ferite dal ghiaccio e dalla lunga corsa. Non c'è bene, non c'è male. Solo stille di sangue sul ghiaccio, solo impronte e dolore. Figlio dell'attimo, figlio rubato, ora devoto. Come mio padre tornerò alla terra e raggiungerò il tuo cielo. Io figlio rubato al vento ed all'ombra. Io guardiano eterno dei tuoi morti. Non so se aprirò le porte. Lasciatemi correre. E' ciò che voglio.

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Terzo movimento
Come lupi in fila indiana... come orme di lupo non so più quanti siano i giorni in questo muro di luce, d'immobilità. Immobilità appena infranta dall'ombra di movimento delle zampe dei cani. Davanti. Appena percettibile. Non ti vedrò finché non ti sarò addosso. Ciò mi basterà. Ciò e solo quel che m'importa. Non avvertire il mutamento ma sentire la tua pelle contro la mia. Il tuo sudore gelato. Il mio nome è Kato e vengo dal villaggio. Non so da quanto, non da dove...come lupi in fila indiana non so più contarne le orme. I miei cani davanti e l'attesa.

Quarto movimento
Se guardo in alto od in basso non fa differenza. Solo, quando chino il capo mille cristalli colpiscono il mio volto. E' la presenza dei cani. Le loro zampe veloci ed i mille dardi. Davanti. E guardo, e spingo gli occhi oltre la cortina bianca, oltre il pensiero. Il pensiero fa male, a volte. Gli occhi lagrimano e non vedo l'ombra, solo piccole sagome frenetiche, silenziose. Vengo dal villaggio, il mio nome è Inuk, vengo dal villaggio e cerco l'attimo. I tuoi occhi fissi nei miei.
- AVANTI, AVANTI.
Sarà l'ultima cosa che vedrò, i tuoi occhi, l'ultimo atto nell'immobilità che tutto circonda. Avrò il tuo sguardo sul mio arpione affilato.

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Sottovento strisciano tre lupi, due femmine, un maschio. Fiutano, si acquattano. Scivolano su creste di mare, il pelo arruffato. Non puoi sentirli non puoi vederli. Un'ombra bianca in un mare di spuma fissata nel tempo.

AZIONE...
/
...IMMOBILITA'

Mi è sembrato di percepire qualcosa. La. Sulla destra. Oltre...oltre cosa? Quando sono giorni che corri la luce fa strani scherzi nel pensiero e vedi e senti. I cani, loro no. Sembrano nati in questo nulla. Sembrano loro stessi onde di mare ma in movimento. Ed ondeggiano e filano via silenziosi. Ed io non posso far altro che seguirli perché so che mi porteranno alla tua ombra.
/La morte.
Pensare la morte dentro un'altra morte, bianca ed immobile. Un nulla avvolgente, un cristallo. Quando l'anima salirà al cielo, lì, sulla porta ci saranno i cani. Figli del cielo, rubati dall'uomo. Non più a correre ma a scrutare con occhi profondi l'intruso. Per la prima volta guardiani. Il mio popolo li ha voluti lì. Nel nostro cielo. E la porta verrà aperta solo se nell'anima riconosceranno chi in vita li ha rispettati...rispettati. So ciò che mi aspetta.
- AVANTI!

Un lupo scende lungo un costone, ulula verso il cielo. Ululati di risposta. Solo lui li sente. Nel mormorio un suono unico, indissolubile. Note di prova d'orchestra. E' difficile vederli.

La tua morte sarà la mia morte e la morte dei miei cani. Non conto più i giorni. Non riuscirei comunque a contarli. Anche volendo non credo potrei tornare.
/Tornare.
Troppo è il tempo che mi separa dal cerchio del villaggio. Poco è il tempo che mi separa da te. I cani già sentono. Sentono i loro fratelli e mi porteranno alla tua anima. Una morte nella morte e nessuno uscirà a cercarci perché il buio si appresta. Perché tra poco il bianco eterno verrà ammantato da una tenebra ancora più grande.
- AVANTI...
Ricordo, da bambino, durante il parto delle cagne, aiutavo mio padre a scegliere le femmine da tenere in vita. Le più forti, le altre venivano uccise. Più avanti nel tempo i maschi da castrare. Un coltello affilato ed il ghiaccio a cristallizzare il sangue ed il dolore. Cosi è, così doveva essere. Non c'è bene o male, solo sopravvivenza. I cani del cielo lo sanno e non per questo chiuderanno le porte. Non per questo...
- AVANTI.
Ma ora do la mia stessa sopravvivenza per avere la tua vita. L'avrò. Al di là dell'attimo. Nell'istante del contatto. In un abbraccio.

Silenziosa, una fila di lupi scivola verso Sud. Cerca di sopravvivere alle tenebre. Uno sguardo, l'attimo è già fuggito.

Strano è pensare al tempo, allo spazio che ci separa. Noi, il villaggio. In un non tempo. In questo bianco accecante sempre uguale a se stesso, come in uno specchio, passo dopo passo, ogni ansimo di fiato ed in fondo è negazione di movimento. Non trovo la linea sottile dell'orizzonte. Per quanto cerchi non trovo la sottile linea del pensiero. Solo le zampe dei cani si susseguono frenetiche. A dire che forse qualcosa esiste. A dire che presto ti sentirò. E' come una morte dentro una morte. Se col coltello tagliassi la linea di traino a dare fuga e ritorno ai miei cani, e vita, ogni forma apparente svanirebbe. Solo un bianco mantello e nessuna direzione da seguire. Sono loro l'unica linea che mi lega a te. Ti troverò nell'immobilità dell'attimo.

Un lupo fiuta l'aria, ghiaccio nelle narici. Il vento e la percezione dell'esistenza. Nascosto nella tormenta.

I cani corrono. Corrono e fiutano. Fiutano la linea dell'orizzonte il punto dove cielo e terra partoriranno l'attimo. Sentono i tuoi cani. Sentono la tua presenza. Li incito ed è tanto ciò che gli chiedo. E' tanto ciò che dovrò. Una morte nella morte. Quella assoluta dove cielo e terra scompaiono ingoiati nel vuoto del pensiero. Quando corri nel vento...se non ci fossero i cani non potrei muovermi, non saprei neanche dove andare. Se non ci fossero i cani non potrei mai raggiungerti. Avere la tua anima. E per ciò che gli chiederò la vita. Ma loro eseguono, fanno ciò che hanno sempre fatto senza bene o male. Si fidano. Mai li ho traditi.
/Mai...
Ma la tua vita vale di più. Più della mia sopravvivenza o dei cani o di tutto ciò che seguirà alla nostra morte. Una morte nella morte in un attimo assoluto. Racchiusa nell'istante. Resterà anch'essa cristallo di ghiaccio nel tempo ed al villaggio più nessuno ricorderà i nostri nomi. Ti avrò...

Una sagoma bianca su di una duna bianca, nella luce del crepuscolo, è difficile vederli.

Una morte nella morte. E quando corri nel vento non c'è altro che vento. Dietro quella duna a squarciare l'attimo. Dietro la duna c'è solo vento ed immobilità. Incito i cani alla corsa.
- AVANTI.
Ed i cani accettano e corrono.
- AVANTI.
Dietro una nuova onda di ghiaccio a trovare nuovo ghiaccio ed orme di lupo. Segni dell'attimo. Segni già cancellati. Vedrò le tue orme perché so che è ciò che anche tu vuoi.
/La morte.
Non so perché ma penso alla morte del mio primo cane. Il mio capomuta. Il compagno anziano e ormai stanco di correre, l'animale che mi portò mio padre. Silenzioso si allontanò dal cerchio del campo e dai giochi troppo irruenti dei cuccioli. Silenzioso ad accucciarsi sotto un mucchio di neve, immobile. Mille volte gli avevo dato l'ordine di partenza. Ora era lì ad aspettare l'attimo e forse l'ultimo ordine. Quello era il suo posto, lo sapeva, lo sapeva benissimo. L'attimo, e c'è sempre un attimo... Lo trovai la mattina dopo già freddo, gli occhi socchiusi e lo ricoprii di ghiaccio, ai limiti del cerchio del campo. Coprirei di ghiaccio il mio cervello. Non riesco a non vedere quando il mio arpione trafiggerà il tuo cuore.

Silenzioso un lupo riposa.

/La morte.
Ed è la nostra morte che cerchiamo. Non siamo fuggiaschi. Non è un inseguimento. Le nostre linee s'intersecheranno perché questo è ciò che cerchiamo. Nell'immobilità. Una morte nella morte. Ed è solo un attimo. La fame inizia ad attanagliarmi lo stomaco e quasi vomito dal dolore. Anche i cani saranno affamati. Ma la fame più violenta divora la mia mente e non lascia spazio che al bianco ed al pensiero del rosso del tuo sangue. La morte e c'è sempre un attimo. Quando corri tra nembi. Quando sei fermo ed osservi.
/L'attimo.
Penso a mio padre steso sul suo giaciglio di morte. Silenzioso. Il respiro lento, profondo. Tra pelli d'orso, il sudore sulla sua fronte. Con quel freddo il sudore è ben strana cosa. Vicino ad asciugarlo mia madre. Prima che le gocce divenissero perle. Prima che il dolore divenisse cristallo. Vapore dalla sua bocca, come se il fiato dovesse divenire solido. Come se le parole, mormorii, sussurrate dalle sue labbra e mai comprese volessero rimanere fisse anch'esse nel tempo. Solide. Lo stetti ad osservare per ore, in cerca dell'attimo. Il suo torace che si alzava ed io sapevo...sapevo che in un momento avrebbe smesso. Scrutai l'attimo. Cercai di rubarlo. Poi, chiusi gli occhi e mio padre cessò di esistere nel campo e salì dai cani guardiani del cielo. C'è sempre un attimo e non puoi carpirlo. Chiusi i suoi occhi per dargli un po' d'ombra dopo anni di luce immensa. La luce immensa d'Immobilità che ora mi circonda. Non cerco più l'attimo. Non mi serve. Mi basta solo accada. Voglio sentire il tuo respiro sul mio.

Vapore dalle narici tese nell'aria. Occhi socchiusi a scrutare la sottile linea dell'orizzonte. Odore d'uomo. Un lupo attende immobile su una nuvola di ghiaccio. E' impossibile vederlo.

Gli occhi dei cani sono quasi chiusi nella polvere di ghiaccio che le loro zampe sollevano. Eppure seguono la via. Quando corri nel vento, nel ghiaccio...I miei, spalancati a cercare una mutazione, un'ombra. Abbagliati e ciechi. E non avrei vie da seguire. Lo sguardo supera il muro bianco, va oltre. Non trova che luce. Non trova che odio. Punterò diritto ai tuoi occhi. Eppure, ripenso al mio passato. Gli occhi di un vecchio sul punto di morte. Di nuovo l'attimo, inseguito e mai carpito. I suoi occhi sui miei. Apparentemente guardava il mio volto. Eppure... lo sguardo, andava oltre, oltre le mie spalle, oltre il cerchio del campo, oltre il cielo. Riflessa nella pupilla una strana luce. Riflesso nel suo occhio il mio volto. Vicino a rubare l'attimo. Ma il ghiaccio cede sempre all'improvviso. Chiusi con la mia mano, i suoi occhi ancora puntati oltre...riposi l'attimo non compreso.
/Chissà se mi ha visto, un'ultima volta.
/
Non abbasserò le tue palpebre. Lascerò che il sole prima di addormentarsi bruci i tuoi occhi. Lo sguardo oltre il cielo ed il muro bianco.
/Nessuno chiuderà i miei.

I gialli occhi di un lupo osservano. Il suo silenzio è il soffio del vento.

Da bambini giocavamo. I giochi di caccia. Gli occhi puntati lontano ad osservare mondi inesistenti. Eppure erano lì, reali e vivi quanto i cani ed i cacciatori e gli ululati. Questi stessi occhi che ora cercano di vederli di nuovo, quei mondi, in questa immobilità, in questo soffio di vento silenzioso. Ma non ci riescono. Per quanti sforzi faccia, per quanti sforzi. E' un mondo fuggito, ormai rinnegato, non più compreso. I cani corrono. I cani, stremati, corrono e sanno la strada da seguire. Io no. Io inseguo fantasmi e l'ombra della tua anima. Prima o poi apparirà all'orizzonte. Ed anche se non ti vedrò, sentirò il tuo fiato il latrare dei cani ed il caldo del tuo sangue. Saremo insieme nell'attimo. I cani corrono, stremati e sentono la strada. Io fisso il vuoto ed il mio sguardo è solo un muro di niente. Correre bendati sarebbe lo stesso. Ma poi nulla mi fa realmente capire che ci stiamo spostando e non girando in un cerchio infinito, nulla tranne i cani...i cani.
/Perché affidarsi agli occhi?

Il branco continua a scendere verso Sud. Una nuvola di ghiaccio. Il pelo irto dal vento. Una sagoma nel sole che inizia a morire.

Quando corri sui pattini che filano veloci, quasi silenziosi nello stridio del ghiaccio. Quando corri nel vento incontro ad una caccia. Pensi alla preda, pensi al villaggio. Ed i cani corrono. E la slitta fila via veloce. Pedali e spingi nelle salite ed i cani si voltano a guardarti, quasi a ringraziarti. Sudi ed il sudore è già pietra. Corri nell'oceano bianco ed il tuo pensiero è libero. Cerchi una preda per sfamare il villaggio. Pedali frenetico e la stanchezza sale. Corri nel vento e nel ghiaccio e non c'è altro che vento, e ghiaccio, e stanchezza... E quel che più è importante non hai una meta od una pista da seguire. Solo la stanchezza ed i cani.
/E la preda appare, sempre, come un dono.
L'atto mille volte ripetuto. E giri i cani e torni felice al cerchio del campo. Ma ora è te che inseguo. Tu sei la mia meta e non c'è stanchezza ad appagarmi lo spirito. La preda non apparirà. Non ci sarà regalo dagli dei. Ogni pedalata che do ha un senso, un senso di volontà. La mia meta è quella duna perché dietro quella duna ho sentito dei latrati. Dietro la duna non c'è altro che vento ed una meta, da inseguire per l'eternità.

Il lupo scende silenzioso per canaloni di ghiaccio, sale per creste, dorme in canyon di cristallo, ulula al cielo, si appresta ad una caccia.

Inseguire l'immobilità. Percorro questo suolo bianco con i cani, soli compagni dannati dalla mia volontà di trovarti. Ti troverò. Non so da quando ho lasciato il campo e nemmeno m'importa. Il sole ormai sta morendo e non potrà mai più esservi ritorno. Seguo la linea dei miei pensieri e cerco la linea dell'orizzonte. Non la trovo. Ma la linea dei miei pensieri è la tua ricerca. La mia meta. Punto ad un pinnacolo di ghiaccio, ad una torre solitaria nell'immenso silenzio. E' lì che sarai, è lì che ti troverò. Mi avvicino ed il paesaggio muta. La torre si deforma quasi sparisce. Ed alla fine non v'è più una torre. Pedalo più forte di come potrei e fa male. Incito i cani e le loro zampe sanguinano. Ti avrò, ti devo avere. Non potrò morire finché il mio arpione non avrà dilaniato il tuo torace. Finché il tuo sangue non resterà immobile in un freddo matrimonio con la terra. Devo sentire il tuo respiro cessare. Non potrò morire, prima, non potrò...

Un ombra si stacca dal branco. Altre ombre la seguono. Si prepara l'ultima caccia prima della discesa a Sud. E' difficile vederli.

Corri nel vento... Seguo la linea dei miei pensieri e cerco la sottile linea dell'orizzonte. Non la trovo. Solo un muro bianco di luce che da cecità. Poi qualcosa di liquido, d'impalpabile, lì, davanti. Un'ombra, l'attimo.
/Forse l'attimo.
E' alta, proprio davanti i miei occhi. Lì dove dovrebbe essere l'orizzonte nascosto. Fusa nel vento e nel ghiaccio. Indistinguibile, ancora. Sei tu. Devi essere tu. Il mio arpione è pronto, i miei muscoli un solo pensiero.
- AVANTI! AVANTI!
I cani ancora rispondono, sanguinanti rispondono e veloci corrono portando il mio peso. Il mio peso ormai anche il loro. Non riuscirei quasi a pedalare se non vedessi l'ombra avvicinarsi. E pedalo ed il sangue si mischia al sudore che subito gela in perle rosa. E' più nitida, stranamente più alta. Sembra alzarsi ed è ben strano. La vedo meglio ora: una slitta, dei cani. Un uomo dritto sui pattini. Qualcosa nella sua mano, forse un arpione. Sei tu, lo so, sei tu ed io sono pronto a cercare un posto nel tuo cuore. Lo troverò. Riconosco la tua sagoma...la devo riconoscere.
- AVANTI.
Il sangue a colorare la neve. Gli occhi, i miei occhi puntati sull'ombra. E' il momento. Ma l'ombra, la tua ombra continua ad alzarsi. Sembra capovolgersi. Incito i cani, incito il mio pensiero a sostituire le mie gambe ormai vuote. Io no. Io sono pieno di fame e d'odio. L'ombra si avvicina e mentre si avvicina sfoca. Saranno i miei occhi stanchi dalla troppa luce.
- AVANTI.
L'ombra si alza ancora, ed ora è nuovamente solo un ombra. Sfuma e si fonde liquida nel bianco. Come un fluido colorato versato nell'acqua. E' sopra di me e scompare. Scompare...un miraggio. Un maledetto miraggio. Avrei dovuto capirlo e non è neanche la prima volta. Sono esausto, i cani sono esausti ma continuano. La fame, la fame che mi dilania è come la luce d'Immobilità che ottenebra i miei occhi, che ottenebra il mio pensiero. Un miraggio...ma devi essere vicino, molto vicino. Le ultime ali della mia vita saranno donate per la tua morte.

Il capobranco annusa l'aria e sente l'orizzonte, la preda. Gli occhi ancora socchiusi. Le narici nell'aria in un matrimonio. Si muove, il branco dietro a lui.

Corro sul ghiaccio e sprono i cani. Cristalli, dardi freddi sul mio volto. Occhi socchiusi alla ricerca nella bianca cecità. Cerco la tenue linea dell'orizzonte e seguo la linea dei miei pensieri. E' a te che mi porta, solo a te. Da qualunque punto inizi. Corro sul ghiaccio e sono nel vento. Freddo e pungente come l'idea che inseguo. Ti troverò e vedrò l'agonia. Scavalcherò l'attimo, ti sarò addosso. Cerco la sottile linea dell'orizzonte e non la trovo. Trovo il mio odio consacrato alla tua morte. Anche i cani, i cani che silenziosi continuano, ho consacrato alla tua morte. E se non vi sarà ritorno non vi sarà neanche il cielo. Guardo davanti a me. Gli occhi socchiusi. Accecati dal bianco immenso che mi circonda tanto da non riuscire più neanche a vedere le dune.
/In questo sole che sta per morire.
Gli occhi socchiusi a guardare il nulla... Poi, d'improvviso la vedo. L'attimo è fuggito ed una sagoma si staglia davanti i miei occhi. I miei occhi abbagliati dall'ombra dopo giorni di luce immensa.
- AVANTI.
Ed il pensiero è ancora più cristallizzato nel ghiaccio. La sagoma è precisa. Una slitta, un uomo e dei cani. Veloci. E più incito i miei che sanguinanti rispondono e filano via. Più l'altra slitta sembra accelerare. Stai fuggendo, certamente fuggendo. Non ti servirà a niente. Il terrore ti avrà rubato l'anima ma per quanto correrai sarò su di te.
- AVANTI.
E non vi saranno suppliche che mi fermeranno. Il mio arpione aprirà il tuo petto e ne tirerà fuori il cuore. Ancora mobile, ancora palpitante di paura. Sanguinante lo getterà sul ghiaccio e lo darà in pasto ai cani. Non mi sfuggirai, non puoi sfuggirmi. L'ombra è davanti a me, sopra di me. Sembra molto vicina. Alzo l'arpione. E l'uomo che inseguo fa altrettanto. Incito i cani con un gesto del mio braccio e do rabbiose le mie ultime pedalate. Chi inseguo fa la stessa cosa. L'ombra è vicinissima ma è solo un'ombra. Ed esplode proprio davanti i miei occhi lasciandomi cieco nella luce d'Immobilità. Un miraggio? La mia ombra... Era la mia ombra che inseguivo. La mia ombra...esausto poggio la testa sulla barra della slitta. I cani vanno, anche se più lenti. Le ultime forze ma dovrò trovarti, lo dovrò...

Il sole inizia a scendere veloce. I lupi sbranano l'ultima preda ed il sangue colora i loro musi, caldo, vivo. Fuggiranno a Sud. E' difficile vederli.


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CREPUSCOLO

I cani continuano, non so ancora per quanto. La slitta fila su di un leggero falsopiano in discesa. I miei occhi, stanchi. Sono Inuk, sono un cacciatore ed inseguo l'attimo.
La slitta cigola sul ghiaccio, i cani sono lenti e non ho più forza d'incitarli. Sono Kato e vengo dal villaggio. La mia meta, l'attimo. I miei occhi stanchi più non riescono a vedere le zampe dei cani.
Ti troverò e sarà l'ultimo alito della mia vita. Ti troverò e ci abbracceremo nella morte. I cani seguono la pista esausti. Non riesco più a vederne le sagome. Il mio nome è
/...Inuk...Kato.
Sono un cacciatore del villaggio a cui mai tornerò ma avrò il tuo cuore tra le mie mani. Le mani, le mani sanguinano, nei guanti di pelle sanguinano ed il sangue già è ghiaccio. Il mio arpione è affilato ed ogni mia residua forza è nella ricerca dell'attimo...che verrà, perché deve apparire. Vengo dal villaggio ed il mio nome è
/Kato...Inuk..
troverò un posto nel tuo cuore. Sprono i cani ma dalle mie labbra esce solo un mormorio che vorrebbe dire:
- (AVANTI).
Disperato pedalo e forse l'ombra mi verrà incontro da dietro...il nulla. Siamo nel nulla, bianco, immenso, immobile, accecante d'Immobilità. Il sole va a morire.
/Io Inuk. Io Kato.
Non posso essere giunto ai confini della vita per non trovarti. Ai confini del mondo. Sei vicino, vicinissimo. Lo sento. I miei cani lo sentono. Devo affondare le mie mani nel tuo sangue, devo. Devo vedere la tua anima. Mentre il mondo muore. Disperato pedalo ed ogni impatto col terreno è solo dolore accecante come il bianco che mi circonda. Il mio nome è...
/
Gli occhi socchiusi, puntati oltre. Gli occhi alla ricerca dell'ombra dove solo esiste il nulla. Il mio nome è Kato. Nel nulla non puoi vedere altro che nulla. Gli occhi sempre più pesanti. Li chiuderò. Li chiuderò solo un attimo. Un volto sorridente, il caldo del campo e suoni intorno, solo un attimo...
Gli occhi socchiusi, nel vento. Accecati dal vento. E nel vento nulla puoi vedere. Il mio nome è Inuk. Quando corri nel vento non c'è altro che vento e nulla puoi vedere. Ed ora...i fuochi del campo, un bambino che mi viene incontro. Una muta di cani pronta ad essere imbragata, uno sguardo dolce. Gli occhi pesanti. Li chiuderò, un momento. Solo un momento...

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L'attimo, e c'è sempre un attimo. Ed erompe dalla consuetudine, dalla normalità. L'attimo ed il tessuto stesso della realtà è lacerato...per un istante. C'è sempre un attimo ma gli occhi colgono il mutamento solo quando questi è nuovamente normalità. Non sai quando e non vedrai mai come Immobilità è caduta ed il mutamento ha preso il suo posto in una struttura immutabile. L'attimo erompe e mai potrai coglierlo. Prima non c'era, ora c'è. L'attimo...come il ghiaccio che sempre cede, senza preavviso. Come la morte, e non puoi sapere esattamente quando. Come l'istante...dell'amore. Come una nascita ed il primo respiro. Un'emozione. Uno sguardo che si posa. Una montagna d'acqua che erompe. Improvvisa.
/Un lupo che fugge lontano, è difficile vederlo.
C'è sempre un attimo, non prima, non dopo.
/L'attimo.
/
Un ombra all'orizzonte che d'improvviso appare; un ombra all'orizzonte la cui linea sottile d'improvviso diviene visibile. Dei cani ed un uomo vanno incontro ad altri cani ed un uomo. L'attimo ha creato il mutamento. Le due ombre si avvicinano. Ma i loro occhi sono chiusi. I loro occhi non vedranno.
Le mute si fermano.

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/Io sono il lupo.
/Io sono l'attimo.
/Impronte sulla neve fresca, impronte presto cancellate.
/Io sono il lupo, lo spirito del bosco.
/L'attimo...
/
/Perché quando corri nel vento non puoi essere che vento.
/
/Sono l'ombra che scende leggera.
/Sono il cacciatore e la preda.
/Sono invisibile.
/Sono uno e mille. Ed ululati nel vento...
/Sono lo spirito del bosco.
/Sono l'attimo.
/
E c'è sempre un attimo a squarciare la tela sottile della nostra tranquilla consuetudine. C'è sempre un attimo; ma le loro palpebre sono chiuse.
/
/ Vicini, affiancati, ora possono forse dirsi veramente fratelli.
/
Nessuno ricorderà i loro nomi. Nessuno li cercherà.
/
/ Inuk.
/ Kato.
/
I miei figli rubati sono legati e strappano le linee. Moriranno e saliranno al cielo degli uomini, come gli uomini hanno deciso. Qualcuno si libererà. Qualcuno verrà sbranato dai mie fratelli, qualcuno tornerà fratello. E non c'è bene e non c'è male. Forse, qualche solitario nell'istante del crepuscolo tornerà al campo e nessuno si accorgerà di un cane in più in una muta. Perché c'è sempre un attimo...
/
/ Vicini e fratelli, uniti nel sonno.
/
Io sono il lupo, impronte nella neve e posso essere uno o mille. Io sono l'attimo.
Devo scendere a Sud ora.

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

    Leggi tutto …

 

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